Violenza, repressione e morte.

Oggi in Italia si respira aria di repressione, aria che passa per innumerevoli episodi. Dalla sottrazione di spazi sociali come gli sgomberi del Centro sociale exKarcere di Palermo e del Centro popolare Experia di Catania, alla repressione che colpisce, prima con 3 arresti e poi con altri 4, gli antifascisti di Livorno e Pistoia sospettati senza prove, dal momento che gli esecutori dell'aggressione erano a volto coperto, di essere gli esecutori dell'aggressione alla sede di Casapound di Pistoia, alla repressione che colpisce sotto diverse forme i lavoratori ogni giorno, gli immigrati e la comunità LGBT, c'è aria di intolleranza, di razzismo, di rifiuto per chiunque sia "diverso". Aria sempre più alimentata, in maniera chiara alle volte e in maniera molto più subdola e strisciante altre, dai poteri forti, che aldilà della loro faccia che viene esposta al pubblico porta una maschera di tolleranza e rispetto, che serve solo a nascondere ciò che veramente fanno, ovvero una politica di razzismo e intolleranza. Esempio di ciò è lo stesso presidente della camera Gianfranco Fini, che mal celando i suoi istinti e il suo ideale fascista, per altro ben conosciuto, si maschera dietro posizioni di tolleranza, essendo poi complice di leggi come la Bossi-Fini di stampo chiaramente razzista e essendo poi ai vertici di un governo che fa della politica razzista la sua bandiera. Fatto di cronaca e di attualità è, purtroppo, la morte di Stefano Cucchi, giovane arrestato perchè in possesso di qualche grammo di marijuana e di cocaina, massacrato di botte dai Carabinieri. Subito mentono, tentano di insabbiare, conosciamo bene le loro tecniche, i medici inventano teorie strampalate per salvare i massacratori di Stato che in nome di una giustizia borghese e, paradossalmente, ingiusta arrivano con la violenza che da sempre li caratterizza a massacrare di botte un ragazzo di 31 anni. Si susseguono violenze su violenze, gli stupri, usati e manovrati dal governo per fare della caccia al clandestino, le aggressioni fisiche e terroristiche a danni della comunità LGBT e degli immigrati, la violenza la sentiamo, sulla nostra pelle. Tutta questa società, questo modello sociale è violento per sua stessa natura, anche il doversi sottomettere a una sfruttamento continuo, il dovere mendicare quello che serve per vivere, anche questa è violenza che fa parte di questa società. La mentalità razzista, discriminatoria verso tutto ciò che non è "normale", normale secondo quali canoni? Questo verrebbe da chiedersi, questa è violenza. La mentalità fascista da sempre coperta e aiutata dallo Stato, dalla Chiesa e dal Capitale, una mentalità che, la storia insegna, vuole schiacciare tutto ciò che è dissenso verso di essa e tutto ciò che è diversa da essa, una mentalità che porta alla costituzione ancora oggi di organizzazioni come Forza nuova, Alleanza nazionale, Casapound e chi più ne ha più ne metta, una mentalità che porta ai pestaggi, tipici della politica di repressione fascista. Lo Stato è violenza, violenza verso la libertà dell'uomo e del popolo, e della violenza fa quotidianamente uso tramite le sue forze di repressione, è la storia che ce lo insegna. Tutto questo è violenza. Violenza, repressione e morte, ecco quale è il regalo di questa società, ecco quale è lo stato delle cose attualmente, non solo in Italia, non solo in Europa, ma nel mondo. Guerre sempre di più alimentate dalla sete di potere e supremazia, e dal prevalere degli interessi di pochi su quelli dei molti. E l'unico modo per sconfiggere questo è la lotta, è il non sottomettersi, anzi, il ribellarsi quando lo Stato, Il capitale, la Chiesa, e tutti i poteri ad essi congeniali come la mafia e le organizzazioni malavitose, che sono poi nient'altro che la ramificazione dello Stato stesso, provano a sottometterci. La lotta verso una società diversa, fatta di liberi/e e costruita da liberi/e uomini e donne, di lavoratori che non si arrendono al capitale e che non accettano la società divisa in classi. L'emancipazione di tutti gli/le sfruttati/e. La cessazione della violenza che in ogni sua forma opprime e reprime, e che è fondamento di questa società. La rivoluzione come mezzo e come fine, come mezzo per il cambiamento, perchè non ci può essere certo cambiamento senza l'abolimento dello Stato e del Capitale, e come fine perchè è duro e in salita il cammino per raggiungerla, poichè non può avvenire se non con la presa di coscienza delle masse degli sfruttati.

Roberto per la Sezione "Delo Truda" FdCA Palermo